13/04/2018

La famiglia rimane l’incubatore del senso civico degli italiani

Internet e la democrazia diretta mettono in discussione il modello politico e i partiti per il 65% degli italiani.
Quasi un terzo si rifugia nel ‘familismo’ a scapito del bene della società. Individuo e socialità ristretta al centro nella formazione della personalità e dei comportamenti.


Incertezza e disincanto caratterizzano oggi il sentiment degli Italiani in vari ambiti della società. La globalizzazione e lo sviluppo di internet e dei social network stanno portando a dei cambiamenti irreversibili nell’economia, nella politica e nell’informazione. E’ un processo inarrestabile che si accetta ma a cui ci si adatta a fatica. 

Sono questi i risultati dell’Osservatorio Ipsos e Comieco sul Senso Civico di quest’anno. Forte contraddizione emotiva che caratterizza in generale l’atteggiamento degli intervistati e crescente sfiducia nei confronti dell’altro: perdono credibilità la classe politica, le Istituzioni e gli organi di informazione a favore di un accentuato individualismo e ripiegamento su sé stessi. Il punto di riferimento diventa ancor di più la famiglia, centro delle proprie attenzioni e origine dei valori, dei comportamenti e del senso civico. 

Tende a prevalere tra la popolazione italiana l’idea che le nazioni debbano contare di più in Europa (79%), ma dall’altro lato emerge un atteggiamento di apertura: oltre due terzi ritengono impraticabile il protezionismo e il 70% pensa che sia doveroso accogliere chi scappa da guerre e carestie. Rispetto all’esterno emerge una netta divisione nell’opinione pubblica: il 40% vede l’apertura dell’Italia alle imprese straniere e al commercio estero come un’opportunità (per la maggioranza giovani, 48%, e laureati 58%), mentre in generale il 45% pensa che sia necessario proteggersi maggiormente.

Internet è uno dei principali pilastri della globalizzazione ed è percepito come molto positivo dai cittadini perché consente la partecipazione diretta della popolazione che può essere chiamata a esprimersi su argomenti importanti (65%) e permette la libera espressione attraverso i social network (59%). È per questo motivo che il 63% ritiene sbagliato limitare attraverso leggi la libertà di espressione su internet.

Diventa centrale il tema delle competenze ma anche qui emerge una contraddizione: se il 40% pensa che le persone debbano sostenere esami di cultura politica e generale per poter partecipare ai dibattiti pubblici, il 61% preferisce un leader politico onesto anche se poco competente piuttosto che con esperienza ma dalla dubbia onestà.

Questo contesto intacca solo parzialmente il senso civico e la sfera valoriale degli Italiani. La socialità ristretta (famiglia, amici intimi) si conferma al primo posto nelle priorità degli intervistati, evidenziando la tendenza a ripiegarsi su sé stessi (37%) e al familismo, per il 28% degli intervistati (dato quasi triplicato dal 2001 ad oggi) la principale responsabilità di una persona è verso la propria famiglia e i propri figli e non verso la collettività. Secondo gli intervistati, inoltre, è proprio in famiglia che si forma la propria personalità (63%) e la propensione al senso civico (60%); non è tuttavia da sottovalutare il ruolo della scuola, ritenuta dal 65% degli Italiani il soggetto più idoneo a stimolare il civismo nelle giovani generazioni.

La raccolta differenziata si è confermata una delle pratiche più semplici e immediate per contribuire al benessere della collettività e non solo un modo per smaltire i rifiuti. Tuttavia cambia la percezione rispetto alla collettività, se personalmente ci reputiamo molto sensibili e attenti alle questioni ambientali (90%), non altrettanto lo riconosciamo negli altri (41%).
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