Definire una biblioteca un “deposito del sapere” è quasi riduttivo. In certi casi è molto di più. Sicuramente uno dei poteri della carta è quello di resistere al tempo e di traghettare la cultura attraverso le varie epoche. Ma è anche quello di saper creare un forte legame con il territorio. Ecco, Cesena senza la biblioteca Malatestiana sarebbe come un corpo senza anima. Non è un caso che Guido Piovene l’abbia definita, nel suo Viaggio in Italia, “il cuore della cultura della Romagna”.
Entrando nell’Aula del Nuti, il nucleo della Malatestiana antica, si ha l’impressione di tornare indietro di secoli. Al 1454, anno in cui la biblioteca fu inaugurata per volere dell’allora signore di Cesena Novello Malatesta, nello stesso periodo in cui in Germania Gutenberg stava mettendo a punto una tecnologia rivoluzionaria: la stampa a caratteri mobili. Percorrendo il corridoio che separa le file di banchi, perfettamente conservati, possiamo immaginarci gli amanuensi intenti a scrivere sui preziosi codici miniati. La luce che pervade la sala è la stessa del Quattrocento. Del resto, non è un’esagerazione dire che l’Aula del Nuti, in tutta la sua solenne semplicità, sembra racchiudere lo spirito dell’Umanesimo. Anzi, si presenta come uno dei simboli più affascinanti di questa epoca straordinaria per la cultura italiana.
L’unicità della biblioteca Malatestiana, vale la pena ricordarlo, è testimoniata anche dal fatto che l’Unesco l’abbia inserita nel 2005 nel Registro del Programma Memoria del Mondo. Se questo gioiello architettonico è rimasto intatto nel corso del tempo è merito dell’amore incondizionato dei cesenati per la loro biblioteca. L’opera di tutela e di conservazione del patrimonio librario e degli arredi non si è mai interrotta, neanche nei momenti più difficili della storia della città romagnola. Per esempio, quando le armate francesi invasero la regione nel febbraio 1797.
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In seguito alle direttive napoleoniche, che prevedevano lo scioglimento degli ordini religiosi e la confisca dei beni delle istituzioni ecclesiastiche, i frati del convento di San Francesco, che ospitava la Malatestiana, furono cacciati. L’intero edificio si trasformò in una caserma per le truppe francesi, che occuparono perfino l’aula quattrocentesca, utilizzandola come dormitorio. Che cosa fecero allora gli abitanti di Cesena? Portarono al sicuro i libri e i banchi della biblioteca, che tornarono al loro posto soltanto dopo che il governo francese si convinse a considerare la biblioteca non un bene ecclesiastico, ma proprietà della città.
Ok, aneddoto interessante. Ma quali sono i volumi presenti all’interno della Malatestiana? Si va dai codici in pergamena più antichi – vedi le copie manoscritte riccamente decorate del “De consolatione Philophiae” di Boezio e del “De Civitate Dei” di Sant’Agostino (entrambi sfogliabili online), risalenti rispettivamente al XIV secolo e alla metà del XV - ai moderni libri di carta stampata fruibili da chiunque ne faccia richiesta.
Non è necessario essere degli accaniti bibliofili per lasciarsi avvolgere dal fascino di questo luogo. Stiamo parlando di un vero e proprio punto di riferimento culturale, di un’autentica perla “made in Italy”. Certo, quando sentiamo parlare di carta a noi di Comieco piace ricordare soprattutto il valore della raccolta differenziata e del riciclo. Ma sui tesori custoditi nella biblioteca Malatestiana non abbiamo nulla da aggiungere se non… lasciamoli così come sono!
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Biblioteca Malatestiana
Piazza Bufalini, 1 - 47521 Cesena (Fc)
Orari: lunedì 14:00 - 18:00, da martedì a venerdì 9:00 -18:00, sabato 9:00 - 13:00
Telefono: +39 0547610892
Posta elettronica: malatestiana@comune.cesena.fc.it
Per ulteriori informazioni: www.comune.cesena.fc.it/malatestiana