21/12/2022

Chiusura d’anno in chiaro-scuro per l’economia circolare: bene l’etichettatura ambientale, da migliorare l’ipotesi sul nuovo Regolamento europeo degli imballaggi

Chiusura dell’anno in chiaro-scuro per l’economia circolare: da un lato è positiva la nuova normativa sull’etichettatura, dall’altro preoccupa la proposta di nuovo Regolamento europeo per gli imballaggi che presenta alcuni aspetti potenzialmente negativi per l’ulteriore sviluppo dell’industria italiana del riciclo.
    Partiamo dalla notizia positiva. Dal prossimo primo gennaio entreranno in vigore le linee guida sull’etichettatura degli imballaggi, utili per riportare le indicazioni di corretto smaltimento. Il sistema consortile e la filiera di carta e cartone hanno avuto un ruolo fondamentale nella definizione della misura che, da una parte aiuta il cittadino a differenziare al meglio, dall’altra le aziende in ottica di “sostenibilità”. Il tema della qualità della raccolta resta strategico e fondamentale a garanzia di un buon riciclo e infatti molte imprese si sono già adeguate. Relativamente a carta e cartone, si valuta che a fronte di 3,5 milioni di tonnellate raccolte - pari al 19% del totale delle raccolte differenziate nazionali - circa 170mila tonnellate si perdano lungo la filiera per le attività di selezione. In media quindi si può sostenere che la quota degli scarti sia circa del 5%. Ecco perché il decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica è certamente una buona novità per il comparto. Importante anche che gli imballaggi privi dei requisiti di etichettatura già immessi in commercio o sprovvisti di etichettatura alla data del 1° gennaio 2023 possano essere commercializzati fino a esaurimento delle scorte.
    Più controversa è invece la proposta di un Regolamento europeo - di cui abbiamo già parlato nei numeri precedenti della Newsletter – che privilegia l’imballaggio riutilizzabile rispetto a quello monouso, senza distinzione tra le diverse categorie di materiali e a prescindere dal canale di consumo. La proposta della Commissione è stata presentata il 30 novembre, spetta ora a Consiglio e Parlamento europeo valutarla. Rispetto alla prima bozza, trapelata informalmente, quella proposta dalla Commissione è senz’altro migliorativa, anche grazie alle osservazioni pervenute dall’industria del riciclo italiana attraverso le associazioni e il sistema consortile. Tra le modifiche apportate, la Commissione ha rivisto al ribasso i target di riutilizzo e ha eliminato la c.d. “black list” degli imballaggi considerati non riciclabili. L’impianto della norma resta sotto alcuni profili critico nella misura in cui sembra carente nella valutazione di impatto basata su analisi LCA (Life Cycle Assessment) ma la partita, con l’imminente avvio della discussione tra Parlamento e Consiglio nella procedura europea di codecisione, è ancora lunga. Scendendo un po' più nel merito, secondo uno studio di Ramboll commissionato e pubblicato dalla European Paper Packaging Association (EPPA), basato sulla valutazione del ciclo di vita (LCA) sia dei prodotti usa e getta a base carta, sia di quelli riutilizzabili, gli imballaggi monouso a base carta hanno un impatto più sostenibile per l’ambiente rispetto alle stoviglie riutilizzabili. I risultati dello studio sono eloquenti in questa direzione: “le stoviglie riutilizzabili hanno generato il 177 per cento in più delle emissioni di anidride carbonica rispetto al sistema monouso basato su carta, il 267 per cento in più di consumo di acqua e più del doppio della produzione di PM2,5, cioè polveri sottili ndr, (+132 per cento). A questo si aggiunge un aumento del 238 per cento dell’esaurimento delle risorse carbon-fossili e quasi il doppio dell’emissione in atmosfera di sostanze come ossido di azoto. Queste prestazioni si spiegano con il consumo di acqua ed energia nelle fasi di lavaggio e asciugatura delle stoviglie riutilizzabili, anche quando vengono applicate tecnologie di igienizzazione all’avanguardia”.
     Sono dati di cui si dovrebbe tenere conto sotto il profilo dell’impatto ambientale e delle peculiarità dei diversi materiali, ma anche al fine di salvaguardare un comparto virtuoso dal punto di vista dell’economia circolare e performante anche in termini di fatturato delle aziende del settore e di posti di lavoro.

 
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