Le opere d'arte finiscono nei musei, nelle gallerie, nelle esposizioni. Gli oggetti d'uso comune che ci circondano, tutti i prodotti industriali dotati di forma e funzione, dagli stabilimenti dove sono realizzati e stoccati raggiungono vetrine, scaffali di stores, grandi magazzini, negozi, mercati, poi, dopo aver svolto la loro missione funzionale, li ritroviamo nelle soffitte, nei mercatini di scambio, molto spesso tra i rifiuti o – in caso positivo – decostruiti nelle loro componenti sono direzionati al riciclaggio se possibile o allo smaltimento.
Qualcuno di essi viene salvato da questo flusso continuo e diviene modello, esempio di buona realizzazione, quindi oggetto di conservazione da parte dei musei di arti decorative e di cultura materiale, viene osservato quale esempio d'arte o di design.
La sperimentazione didattica della quale si presenta qui una sintesi, riguarda l'universo degli oggetti comuni presenti nell'orizzonte domestico – in specifico oggetti “contenitori” realizzati, originariamente, in plastica – per farne oggetto di una metamorfosi che in un passaggio solo li trasforma in oggetti d'osservazione, di riflessione, se non “artistica” quantomeno “concettuale”.
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a cura di Veronica Dal Buono