Nel corso della presentazione del Rapporto “Il Riciclo in Italia nel 2022” presentato a Milano presso la Fondazione Corriere della Sera, il riciclo della carta Made in Italy si conferma un’eccellenza europea da mantenere e potenziare.
La proposta UE di revisione della normativa sugli imballaggi mina questa eccellenza. Se a livello comunitario il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo (CMU)* nel 2020 è stato pari al 12,8%, l’Italia ha invece raggiunto il 21,6%: una performance che ci pone secondi solamente alla Francia (22,2%) e ben al disopra della Germania (13,4%).
L’economia circolare di carta e cartone è motore di sviluppo e pilastro della transizione ecologica del Paese e il ruolo di Comieco - garante nazionale del riciclo di carta e cartone provenienti dalle raccolte comunali all’interno del sistema Conai - ha contribuito al raggiungimento di risultati che parlano da soli (dai anno 2021):
Un primato europeo che per essere mantenuto e migliorato richiede nuove infrastrutture per sostenere la competitività della filiera.
Ad esempio, sulla via della decarbonizzazione, una diversa gestione degli scarti di produzione e fanghi potrebbe produrre energia verde, come il biometano, e peraltro potrebbe transitare nei sistemi di cogenerazione delle cartiere ad oggi funzionanti prevalentemente a gas naturale.
Nel corso dell’iniziativa promossa dalla della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, sono tanti gli interventi di esponenti della filiera che hanno approfondito, ognuno per la sua area di competenza le implicazioni che la proposta UE di revisione della normativa sugli imballaggi avrebbe. Tra questi anche Andrea D’Amato General Manager di Seda International Packaging Group e Ignazio Capuano Amministratore delegato di Burgo Group.
*Tasso di utilizzo circolare di materia Il tasso di utilizzo circolare di materia (CMU) misura il contributo dei materiali riciclati al soddisfacimento della domanda di materie prime. Questo indicatore è definito come il rapporto tra l’uso circolare di materia (U) e l’uso complessivo (proveniente da materie prime vergini e da materie riciclate). Un valore di CMU più alto significa che una quantità maggiore di materia prima secondaria entra nel ciclo produttivo a sostituire le materie prime vergini. Questo indicatore, rapportando le materie prime seconde reimmesse nei cicli produttivi rispetto al consumo totale di materiali da parte dell’industria, differisce dal tasso di riciclo (che invece tiene conto solo dei rifiuti riciclati rispetto ai rifiuti prodotti) e rappresenta con buona approssimazione il grado di circolarità di un Paese.