Accoppiati, poliaccoppiati, multistrato, laminati, rivestiti: tutti questi termini fanno riferimento a imballaggi realizzati con materiali dotati di “proprietà barriera”; spesso vengono erroneamente utilizzati come sinonimi, oppure in modo improprio.
In questo articolo cerchiamo di fare chiarezza sugli imballaggi compositi a base carta, materiali sempre più diffusi e richiesti come conseguenza di una spinta normativa che mira a ridurre il consumo della plastica monouso abbinata una a una maggiore sensibilità e consapevolezza dei consumatori in relazione a tematiche legate alla sostenibilità.
Per farlo, utilizzeremo come riferimento la ricerca “Imballaggio cellulosico con proprietà barriera - Stato dell’arte e innovazione dei materiali”, uno studio condotto dal Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica del Politecnico di Milano, in collaborazione con Comieco.
La risposta è semplice. Perché la carta non trattata è un materiale idrofilo: assorbe acqua. Inoltre, non trattiene a sufficienza gas, olii e grassi. Queste caratteristiche ne fanno un materiale inadatto a conservare molti alimenti. La soluzione è l’applicazione di strati barriera, sottilissimi ma sufficienti a risolvere questi limiti. Ecco perché sono nati gli imballaggi compositi a base carta.
Un’altra doverosa precisazione riguarda la riciclabilità di tali materiali: gli imballaggi compositi, come vedremo, sono composti da diversi materiali che non si possono separare manualmente. Ciò non compromette tuttavia il processo di riciclo: tutte le tipologie di compositi a base carta vanno conferiti nella raccolta differenziata di carta e cartone. La separazione dei materiali avviene in modo meccanico durante il processo di riciclo stesso.
Partiamo dalla definizione. In base all’Art. 218 del D.Lgs. 116/2020, un imballaggio composito è “un imballaggio costituito da due o più strati di materiali diversi che non possono essere separati manualmente e formano una singola unità, composto da un recipiente interno e da un involucro esterno, e che è riempito, immagazzinato, trasportato e svuotato in quanto tale”. L’imballaggio composito a base carta, più nello specifico, prevede l’aggiunta di materiali o sostanze (ad esempio polimeri) sulla superficie di uno strato in carta o cartone.
Un’altra modalità consiste nella modifica chimica o chimico-fisica delle fibre cellulosiche; non analizzeremo qui questa seconda opzione, in quanto non riguarda i compositi comunemente utilizzati.
I materiali compositi a prevalenza cellulosica (cioè a base carta) si possono suddividere in diverse categorie in base al modo in cui viene applicato lo strato in altro materiale. I metodi sono i seguenti:
Poiché l’impregnazione viene raramente utilizzata per gli imballaggi, vediamo ora più nel dettaglio le tecniche di rivestimento e laminazione: scopriremo così anche a che cosa si riferiscono alcuni termini ormai di utilizzo comune.
La tecnica del rivestimento della carta può avvenire per:
La laminazione consiste nell’applicazione di uno o più film polimerici a uno strato in cellulosa interponendo nel mezzo un foglio adesivo. Avremo così un: