Come può rientrare nella narrazione di un prodotto un packaging sostenibile?
Le certificazioni ambientali possono dare dei vantaggi competitivi alle aziende?
Se ne è discusso lo scorso 5 ottobre all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo durante il convegno “Le certificazioni di sostenibilità e il ruolo del pack”, organizzato dal Club Carta e Cartoni di Comieco.
I consumatori sono sempre più sensibili alla tematica della sostenibilità e sempre più attenti all’”impronta ambientale” di ciò che acquistano. Rendere ben riconoscibile un prodotto green sta dunque diventando una priorità, soprattutto a livello di immagine, per le aziende.
Tra i marchi ecologici uno dei più importanti è il marchio europeo Ecolabel, che contraddistingue prodotti e servizi che pur garantendo elevati standard prestazionali sono caratterizzati da un ridotto impatto ambientale durante l’intero ciclo di vita. In Italia il settore degli imballaggi in carta e cartone occupa una posizione di rilievo per quanto riguarda il riconoscimento di questa certificazione.
Uno degli ultimi arrivati è invece “Made green in Italy”, rilasciato dal Ministero dell’Ambiente: si tratta di uno strumento ideato per incrementare la competitività del sistema produttivo italiano nel contesto di una crescente domanda di prodotti a elevata qualificazione ambientale sui mercati nazionali e internazionali. Per ottenere l’assegnazione del marchio comunitario di qualità ecologica o di altri marchi ecologici come appunto “Made green in Italy” vanno rispettati degli standard in cui il packaging ha un ruolo determinante. Inoltre, far vedere che il pack ha un basso impatto ambientale rappresenta un’arma promozionale per le aziende. «È inutile avere un prodotto green all’interno di un imballaggio che non ha prestazioni ambientali altrettanto eccellenti», spiega il professore Fabio Iraldo, professore associato presso l'Istituto di Management della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e Direttore di ricerca presso l'IEFE - Istituto di Economia e Politica dell'Energia e dell'Ambiente dell'Università Bocconi. «Fondamentale poi è come comunicare al consumatore il valore di un marchio che riconosce l’eccellenza ambientale. Lo mettono in evidenza anche alcune delle linee guida del goal numero 12 “Consumo e produzione responsabili“ dei cosiddetti SDGs (Sustainable Development Goals, ossia gli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per il 2030).
La comunicazione deve essere chiara e bisogna indicare in maniera precisa al consumatore come smaltire correttamente il pack dopo l’utilizzo del prodotto. Vanno evitati claim vaghi o ingannevoli: l’abilità consiste nell’unire una comunicazione semplice, efficace, anche accattivante per il consumatore con informazioni scientifiche rigorose e certificate. Un esempio? Indicare sulla confezione del prodotto la quantità di Co2 risparmiata confrontandola ai chilometri percorsi da un’automobile».
Sono disponibili le presentazioni dei relatori intervenuti all'incontro:
3_IRALDO_Schemi di certificazione.pdf4_BONORI_Ecolabel.pdf5_PANETTA_Assografici.pdf7_VANNINI_Conad.pdf