01/03/2012

La Galleria Rubin incontra Liz Glynn: l'arte e l'uso sistematico del rifiuto

Con l'intervista all'artista svizzero Zimoun abbiamo apprezzato un uso tecnico del cartone per creare situazioni di effetto plastico e sonoro.
Più concettuale il piano su cui lavora l'artista californiana Liz Glynn, dove l'uso sistematico del rifiuto, in particolare quello cartaceo, diventa metafora dell’evoluzione politica degli Stati Uniti. Raccontata attraverso mostre e performances, la decadente volontà di dominio americana trova nella fragile e ironica riproduzione in cartone degli splendori imperiali romani- gli Stati Uniti sono visti da molti come una nuova Roma- una rappresentazione corrosiva ed ironica.

Ci soffermiamo in particolare su due opere, ospitate in autentici templi del contemporaneo statunitense.
La prima, The 24 Hour Roman Reconstruction Project (ovvero Roma ricostruita in un giorno) è una performance che si svolta, dopo un'anteprima a Los Angeles, nelle sale del New Museum di New York nel 2009. La seconda, Sculpture, è un’ installazione del 2011 alla Paula Cooper Gallery , una galleria newyorkese di primissimo piano.  

I lavori concettuali di Liz Glynn, fin dal titolo, hanno una forte caratterizzazione politica. La Roma ricostruita in un giorno riprende una frase di George Bush (“Roma non stata fatta in un giorno") che amava ripetere per placare l’opinione pubblica ai tempi del quotidiano stillicidio di vittime in Irak.
Si tratta di una performance in cui decine di volontari hanno “beffato” George Bush costruendo, in poche ore e seguendo fedelmente la crescita urbana della città reale, un modello in cartone di Roma dalle origini alla decadenza.
La seconda è una serie di “surrogati” in materiali poveri di antichità di epoca classica che acquisizioni molto chiacchierate hanno portato prima nei musei americani e poi alla restituzione ai paesi di provenienza. Si sono resi quindi necessari dei “souvenir” in sostituzione degli originali perduti.

Abbiamo raggiunto Liz Glynn a Los Angeles e le abbiamo chiesto di raccontarci in che modo i materiali cartacei che usa hanno influenzato il suo lavoro.

Liz Glynn, Lei giustifica ancora l’uso di materiali costosi per le nuove creazioni artistiche o trova più sensato un uso sistematico del cartone riciclato o di altri residui della società dei consumi per esprimere i significati e l’estetica del contemporaneo?

Nella mia esperienza, io seleziono il materiale per un lavoro in base al suo uso consolidato nel tempo, le  associazioni correnti che esso suggerisce e l’idea che voglio trasmettere. Sono scettica sull’uso di materiali costosi per elevare lo “status” del lavoro ma trovo comunque affascinanti l’uso di materiali come marmo e bronzo.   
In che modo i contenuti “politici” del suo lavoro trovano un’ ideale rappresentazione nel cartone. E’ un fatto simbolico (legato al suo essere “rifiuto”) o anche fisico perché si presta per sua intrinseca natura a offrire una rappresentazione ironica e distorta della realtà?

Nei “surrogati”, l’uso della carta suggerisce sia la fragilità che la transitorietà degli antichi oggetti. Le antichità museali sono presentate come eterne ma in realtà hanno richiesto scavi, conservazione e spesso faticose ricostruzioni per ritrovare la loro forma. Sono interessata alle fasi che hanno portato queste opere sui piedistalli; l’idea del riciclo è molto adeguata a far riflettere su questo tema.
La carta e il cartone hanno proprietà scultoree?

Sia la cartapesta che il cartone offrono grandi possibilità formali e hanno sorprendenti caratteristiche statiche
Nel progetto The 24 Hour Roman Reconstruction Project ho usato rifiuti cartacei provenienti dalla stessa istituzione dove il lavoro veniva presentato. I Romani spesso usavano per le loro fabbriche il marmo di edifici di territori conquistati.
Per meglio raccontare l’evoluzione di Roma abbiamo usato il cartone per le costruzioni fino all’epoca di Augusto, quindi, siccome allo stesso imperatore è attribuito l’aver trovato una città di mattoni e averla lasciata di marmo, per le espansioni successive abbiamo aggiunto altri materiali più “preziosi “ (legno, scatolame, etc)

 
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