In un contesto di mercato che richiede agli imballaggi in carta e cartone sempre migliori prestazioni la ricerca si muove incessantemente verso nuove e diverse direzioni. Sono sempre più numerose le aziende italiane che investono in tecnologie e prodotti sostenibili, e gli imballaggi cellulosici sono una componente importante di questo approccio strategico che deve garantire le performance tecniche di conservazione e resistenza, senza compromettere la naturale riciclabilità della fibra di cellulosa.
La transizione da imballaggi di natura polimerica ad altri a prevalenza cellulosica non è un processo che avviene in tempi ridotti, in quanto prevede accurate valutazioni di natura impiantistico-economica - legate alla macchinabilità dei materiali - nonché alla verifica delle prestazioni barriera nei confronti di potenziali agenti che minano il mantenimento della qualità del contenuto.
La carta, senza opportuni trattamenti, è un materiale idrofilo (ovvero, che assorbe acqua) e con ridotte proprietà barriera a gas, olii e grassi. Pertanto, al fine di poter ambire a sostituire alcune tipologie di imballaggio attualmente realizzate in altri materiali, tra cui la plastica, è necessario aumentarne le proprietà barriera grazie a strati aggiuntivi, senza tralasciare i requisiti di processo che risultano indispensabili per un effettivo impiego a scala industriale.
Confronto e networking hanno caratterizzato l'appuntamento di inizio anno organizzato da Comieco con la partecipazione del Politecnico di Milano e la ricca adesione di aziende leader della filiera di carta e cartone (produttori e utilizzatori), del settore cosmetico, health, food/GDO, ricercatori e giornalisti.