Giovani preoccupati per l’ambiente (81%) e pronti ad impegnarsi in prima persona.
Raccolta differenziata: 8 ragazzi su 10 la fanno regolarmente e la considerano segno di civiltà
Famiglia e amici le fonti di informazione più utilizzate, ma non le più attendibili.
Educazione Ambientale a scuola? L'idea piace al 90% degli studenti, ma oltre l'80% non sa che sarà inserita nei programmi di studio
Giovani preoccupati per l’ambiente tanto da dirsi pronti, per il futuro, ad adottare uno stile di vita “più sostenibile” (ad esempio utilizzare la bici o fare acquisti ecologici). I maschi “più sostenibili” delle femmine (64% vs 55%), ma solo a parole perché alla prova dei fatti lo sono poco di meno. È quanto emerge dallo studio di AstraRicerche per Comieco in occasione di RicicloAperto 2015, l’iniziativa che anche quest’anno ha aperto le porte di 91 impianti della filiera del riciclo di carta e cartone a oltre 17.200 studenti.
La ricerca AstraRicerche ha fotografato gli adolescenti, in età compresa fra i 15 e i 19 anni, e il loro rapporto con i temi ambientali sotto diversi punti di vista. Ne emerge una generazione che ha a cuore l’ambiente ed è consapevole dell’importanza dell’impegno personale a favore della causa. I giovani sono preoccupati soprattutto pensando all’intero Pianeta (81%), meno per la situazione ambientale del proprio Paese e del territorio in cui vivono, anche se tra i ragazzi del Sud si registra un livello di preoccupazione locale maggiore rispetto alla media.
Il fatto che l’ambiente sia un tema di interesse trova riscontro nella constatazione che gli adolescenti vanno in cerca di informazioni, anzitutto, in famiglia e fra gli amici: questi due fronti insieme rappresentano per i ragazzi la prima fonte di informazione (65%) ma, paradossalmente, anche quella considerata meno attendibile e autorevole. Credibilità e attendibilità risultano, infatti, ad appannaggio dei siti internet specializzati, delle manifestazioni ed eventi organizzati sul tema, oltre che di trasmissioni tv, quotidiani e riviste. E se quasi tutti i ragazzi affermano di aver ricevuto una educazione ambientale (86%), sorprende che oltre la metà (54%) dica di averla ricevuta in famiglia, prima ancora che a scuola, il cui ruolo cala col crescere del grado scolastico. È così che iniziative come Riciclo Aperto diventano uno strumento utile per fare educazione ambientale. Una materia che dall’anno prossimo farà parte dei programmi scolastici. Un’idea che piace al 90% del campione, anche se l’81% non ne era a conoscenza.
Per tradurre in azioni concrete il concetto di sviluppo sostenibile i giovani intervistati indicano, al primo posto, la raccolta differenziata (33.8%) – attività svolta sempre o spesso dall’80% di loro, e in egual misura da maschi e femmine. Dalle risposte dei ragazzi emerge un’immagine decisamente positiva della raccolta differenziata, a cui si attribuisce un doppio valore: culturale, in quanto è segno di civiltà (87.4%); contribuisce a rendere l’Italia un Paese più moderno e avanzato (81%) e aiuta gli individui a sentirsi membri responsabili della comunità (80.7%) ed ecologico perché accresce il rispetto dell’ambiente e la cultura ecologica degli Italiani (90%), contribuisce a ridurre l’inquinamento (86%), evita la dispersione nell’ambiente di diversi materiali, a volte dannosi (85.4%) e molti sprechi (84%), aiuta a lasciare ai giovani un mondo più pulito (83.6%). C’è anche qualche critica: è un peccato che la raccolta differenziata funzioni bene solo in certe zone d’Italia (lo dichiara il 77.3%), che i comuni non siano ben organizzati ed efficienti (54.4%) e che ciascuno stabilisca regole diverse (48%).
Nello specifico, cosa gettano i ragazzi nel bidone della raccolta differenziata di carta e cartone? Purtroppo nella maggioranza dei casi almeno un prodotto che non dovrebbe finire lì (81%): si sbaglia soprattutto con i biglietti dell’autobus e del treno (differenziati con carta e cartone dal 67.5% dei ragazzi) e con gli scontrini (59.5%).
E cosa sanno di quel succede dopo il cassonetto? La maggioranza sa che si differenzia per riutilizzare: il 66% dice che “viene trattata e trasformata in materia prima” e il 63% che “viene controllata e divisa: se pulita viene riciclata altrimenti buttata”. Una minoranza – sebbene non del tutto irrilevante (26.6%) – è invece convinta che lo sforzo di separare e differenziare sia del tutto inutile perché “viene tutto buttato insieme e non viene riciclato niente”.